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Metabolismo glucidico: cos'é e come funziona

di Piera De Sanctis, biologa nutrizionista

Il metabolismo degli zuccheri è quel processo attraverso il quale l’energia contenuta negli alimenti che mangiamo viene resa disponibile come fonte energetica per il nostro organismo. Le cellule del corpo utilizzano il glucosio direttamente per la produzione di energia, e la maggior parte di esse utilizza anche gli acidi grassi; il glucosio e il fruttosio vengono metabolizzati in maniera diverse e per questo un loro consumo eccessivo può avere nel tempo implicazioni negative per la salute.

Quando si assumono cibi si registra un innalzamento ed un seguente calo dei livelli di glucosio nel sangue, poiché questo passa dal tratto gastrointestinale al sangue, in cui viene assorbito e trasportato nelle cellule del corpo. La presenza di glucosio nel sangue stimola il pancreas alla produzione di insulina, che poi attiva l’assorbimento del glucosio da parte delle cellule, riportando i livelli di zuccheri nella norma. L’insulina blocca la combustione dei grassi a favore di quella del glucosio, che diventa così la fonte energetica principale per l’organismo. L’eccesso di glucosio viene immagazzinato come glicogeno nei muscoli, o come lipidi nel tessuto adiposo.

Avere un corretto metabolismo glucidico ed avere un corretto rapporto tra glicemia e produzione di insulina ( indice HOMA<2,5), oltre ad essere un indicatore del corretto funzionamento delle cellule beta del pancreas, ci aiuterà ad avere un migliore metabolismo e ad ingrassare meno.
Esiste, infatti, una condizione sub-clinica chiamata sindrome da insulino resistenza che è rappresentata appunto da una sensibilità molto bassa nei confronti dell’insulina da parte dei recettori cellulari.
La sindrome da insulino resistenza è causa primaria della così detta sindrome metabolica, condizione caratterizzata da obesità addominale, ipercolesterolemia, livelli di pressione vicini alla soglia massima etc. I valori ematici di insulina ( insulinemia) si possono dosare in laboratorio ma esistono anche segni indiretti di un dismetabolismo dell’ insulina, facilmente riscontrabili soprattutto nelle donne.
I valori di acido urico, ad esempio, nelle donne dovrebbero essere al massimo di 6 mg/dl (ma sarebbe meglio mantenerlo addirittura sotto i 5 mg/dl). A differenza di quanto si crede, l' incremento di acido urico non dipende da un eccesso di purine nell’ alimentazione, e perciò da un eccesso di alimenti di origine animale, ma dipende moltissimo da un eccesso di fruttosio e da un dismetabolismo dell’ insulina: quest’ ultima, infatti, determina un rallentamento nell’ escrezione di acido urico a livello dell’ ansa renale, innalzandone perciò i valori ematici. Possiamo quindi dire che L iperinsulinemia comporta iperuricemia e che L’ iperuricemia può essere considerata un segno indiretto di iperinsulinemia.
Un altro sintomo indiretto di iperinsulinemia è il colesterolo HDL o colesterolo “buono” con valori bassi cioè al di sotto dei 40 mg/dl. Un ulteriore segno indiretto di dismetabolismo glucidico è rappresentato dall’ incremento del valore di LH e da un rapporto tra LH e FSH maggiore di 2.

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